I tumori benigni del fegato sono frequenti e vengono solitamente diagnosticati in corso di accertamenti per altre patologie. Il più comune è l'angioma, seguito dall'iperplasia nodulare focale e dall'adenoma.
Gli angiomi e le iperplasie nodulari focali nella maggior parte dei casi non necessitano di un trattamento chirurgico. La loro asportazione è indicata solo se sintomatici o se non è possibile escludere con certezza la natura maligna della lesione. Le indagini radiologiche attualmente disponibili (TAC, Risonanza Magnetica, Ecografia eventualmente con mezzo di contrasto) sono però abitualmente sufficienti per arrivare ad una diagnosi definitiva.
Gli adenomi devono invece essere trattati diversamente. Essi infatti possono andare incontro a complicazioni (sanguinamento e rottura) e possono trasformarsi con il tempo in tumori maligni (epatocarcinomi). Per tali ragioni l'adenoma deve essere generalmente asportato con una resezione epatica. Studi recenti hanno dimostrato che i rischi suddetti riguardano principalmente gli adenomi di dimensioni superiori ai 4 cm. Ciononostante anche quelli più piccoli devono essere valutati presso un centro di chirurgia epatica per sceglierne il trattamento migliore. Nel caso in cui non si ritenga indicato l'intervento sarà necessario un controllo ecografico regolare per monitorizzare l'evoluzione della lesione.
Le lesioni cistiche benigne epatiche sono estremamente frequenti. Le cisti semplici sono formazioni liquide congenite che generalmente non richiedono alcun trattamento. Solo alcuni pazienti con voluminose cisti sintomatiche possono essere candidati ad intervento chirurgico. Le cisti da echinococco rappresentano invece la localizzazione al fegato di un'infezione parassitaria. Essa è particolarmente frequente in alcune regioni d'Italia, quali la Sardegna. Una volta posta diagnosi è indicata una terapia medica antiparassitaria seguita dalla asportazione chirurgica.
Gli ascessi epatici sono delle raccolte di pus localizzate all'interno del fegato. Possono essere conseguenza di infezioni intestinali, biliari o primitive epatiche. Il trattamento prevede una terapia antibiotica adeguata associata ad eventuale drenaggio percutaneo con svuotamento dell'ascesso.
La litiasi intraepatica è la presenza di calcoli all'interno delle vie biliari intraepatiche. Solitamente è associata ad una calcolosi delle vie biliari extraepatiche e della colecisti. Questa patologia frequentemente determina un'infezione delle vie biliari (colangite). Può manifestarsi con dolore addominale, febbre, brividi ed ittero (colorazione giallastra della cute). Il trattamento di prima scelta è la rimozione dei calcoli per via endoscopica o per cutanea. In caso di fallimento o di frequente recidiva dei sintomi diventa necessario l'intervento chirurgico. Questa patologia necessita di uno stretto monitoraggio strumentale nel tempo in quanto rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di tumori maligni del fegato (colangiocarcinoma).
Ultima Modifica: 29/02/2012